Jacqueline McGlade, direttore esecutivo AEA, Agenzia Europea per l’Ambiente si è recentemente espressa sull’inquinamento atmosferico generato dal trasporto merci su lunga distanza.
Secondo stime ufficiali, infatti, l’inquinamento atmosferico in Europa è causa di ben 100 milioni di giorni di assenza dal lavoro per malattia e, ahinoi, di 350.000 morti premature. Oltre all’aspetto umano della faccenda, emergono anche considerazioni di carattere economico: i costi derivanti dall’inquinamento atmosferico causato da mezzi pesanti nei paesi membri della Comunità Europea ammonterebbero a circa 45 miliardi di Euro l’anno, quasi la metà del costo stimato per l’inquinamento atmosferico in generale (100 miliardi).
La relazione evidenzia anche che, sebbene l’inquinamento atmosferico sia significativamente più contenuto oggi rispetto a qualche anno fa, alcuni paesi d’Europa soffrono più di altri il problema, e in queste aree il autotrasporto di merci su mezzi pesanti gioca un ruolo decisivo per l’inquinamento da polveri sottili.
Se da un lato tutti sanno che il gasolio è più inquinante della benzina, e quindi che i mezzi pesanti sono tra i maggiori responsabili di malattie respiratorie e cardiovascolari, non ci aspetta che in alcuni paesi europei il costo/danno è fino a 16 volte superiore rispetto ad altri, e che ciò non ha necessariamente a che vedere con le condizioni di vita o di economia del paese, anzi, la relazione rivela che il costo medio dell’inquinamento di un autocarro è più alto in Svizzera che in ogni altro paese della Comunità. Seguono Lussemburgo, Germania, Italia e Austria, anch’essi con valori piuttosto elevati.
Le cause sono da rilevare principalmente nella densità della popolazione, ma anche alle altre possibilità di trasporto, ad esempio sbocchi sul mare, ma anche in relazione alla conformazione del territorio e dello sviluppo di altre vie di trasporto merci, come ad esempio il trasporto su rotaia. È altresì evidente che poi vi è una diversa concentrazione ed un diverso costo da regione a regione, ad esempio Milano per l’Italia, o la Ruhr per la Germania.
Autocarri più giovani e con classi ambientali recenti, come Euro 5, permettono sensibili contenimenti in questo senso, fino al 60% in meno sui costi negli stessi corridoi di trasporto. La politica europea sembra quindi sempre più volta a far pagare alle compagnie di trasporto i costi “indiretti” dell’inquinamento atmosferico, strategia chiaramente volta ad incentivare l’introduzione di tecnologie più ecologiche. Allo stesso modo, vi è l’obiettivo di creare maggior parità in termini di internazionalizzazione dei costi causati dal trasporto su strada.
In tempi di crisi, questa politica può essere vista come un ulteriore ostacolo, d’altra parte non è possibile sottrarsi né a questi rischi per la salute, né a questi costi economici. Il progresso non può essere fermato, e nella consapevolezza che una legislazione nazionale simile ha già fatto notare grandi progressi in Svizzera, conviene certo guardare a queste indagini come un’opportunità ed uno stimolo a fare del nostro meglio.